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Terapie e trattamenti

Ad oggi, la terapia standard si basa ancora sull'interferone alfa (IFNα) che è stato introdotto empiricamente nella pratica clinica più di 30 anni.

L'efficacia è scarsa e l'aggiunta di antivirali contro l’HBV, come adefovir, entecavir e tenofovir, non è di alcuna utilità84.
Nel più grande studio sulla epatite cronica delta, l'Hep-Net International Delta Hepatitis Intervention Trial (HIDIT-1), il tasso cumulativo di risposta virale sostenuta (scomparsa dell'HDV sierico raggiunta sei mesi dopo l'interruzione del trattamento) è stato del 28% utilizzando interferone pegilato (Peg)-IFN in monoterapia o in combinazione con ADV85; tuttavia, le ricadute erano frequenti dopo la terapia86.

Per quanto concerne il trattamento dell’epatite Delta, in Italia non sono disponibili recenti Linee Guida nazionali, tuttavia i clinici seguono quelle dell’European Association for the Study of the Liver (EASL) 201796, che contengono raccomandazioni per il trattamento dell’infezione da HDV (e nello specifico raccomandano il trattamento con PEG-IFNα per 48 settimane nei pazienti HBV-HDV coinfetti).

Tuttavia, nelle linee guida viene anche specificato che con PEG-IFNα abbia un basso tasso di successo e si raccomanda, quando possibile, “di considerare l’arruolamento in studi clinici, sia per ovviare al fallimento della terapia con PEG-IFNα sia per migliorare il tasso di successo del trattamento nei pazienti naïve”. Infatti, sulla base di dati raccolti in letteratura nei pazienti in trattamento con PEG-IFN, la risposta virologica rilevata variava dal 17 al 47%.

Nei prossimi mesi è tuttavia atteso l’arrivo di tre nuove interessanti strategie terapeutiche per i pazienti affetti da Epatite Delta:


  • Linterferone lamba che, a differenza dell’alfa, ha una distribuzione recettoriale diversa, soltanto a livello del fegato, caratteristica che garantisce una riduzione degli effetti collaterali sistemici con la stessa attività antivirale dell’interferone alfa97.

  • Bulevirtide, recentemente approvato da EMA per il trattamento dell’infezione da virus dell’epatite Delta cronica negli adulti con malattia epatica compensata, in caso di presenza di RNA virale. Legandosi ad un recettore che permette l’ingresso nelle cellule del fegato dei virus dell’epatite Delta e dell’epatite B, bulevirtide ne blocca l’azione, impedendo di fatto l’ingresso del virus nelle cellule, limitando così la riproduzione dell’HDV e i suoi effetti sull’organismo98.

    Ci si aspetta che in Italia diventi disponibile per i pazienti a partire dal primo semestre 2023.

  • Lonafarnib, inibitore orale della prenilazione, inizialmente valutato in uno studio di fase 2a su 14 pazienti con HDV99, mostrando una riduzione dei livelli del virus, con una significativa correlazione tra la diminuzione della replicazione virale e i livelli sierici del farmaco. Il farmaco risulta ancora oggi in fase di sperimentazione, anche in Italia100 in associazione con ritonavir o con interferone peghilato.


Il Farmaco in Italia è attualmente in fase di autorizzazione da parte dell’AIFA.

Le informazioni fornite sono state elaborate ed integrate a partire da un documento di consenso sull’epatite Delta, "EPATITE DELTA Fotografia della patologia e presa in carico dei pazienti"sviluppato da un gruppo di esperti clinici, ed adattate per una più ampia diffusione e comprensione di tutti gli interessati.




 Documento scaricabile online qui 

 https://www.pharmastar.it/binary_files/focus_on/Focus_on___Epatite_delta_05_54702.pdf


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