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Epidemiologia

Si stima che nel mondo 9-60 milioni di persone siano infette da HDV, con un'ampia variabilità tra Paesi/Regioni. Come si deduce dalle stime molto imprecise, la reale prevalenza dell'infezione da HDV non è completamente nota a causa di pochi dati e di una sotto-diagnosi. Anche in Italia non si conosce esattamente il numero di pazienti affetti da HDV, non solo per la sotto-diagnosi, ma anche per una scarsa informazione degli stessi pazienti dell’infezione e della malattia associata.



Le stime epidemiologiche risultano, inoltre, complicate a causa delle pratiche di screening molto differenti e non standardizzate nonché dei limiti tecnici e dell'inaccessibilità dei test in molte aree6,35,8.

A grandi linee, poiché il virus dell’epatite D è un virus difettivo, che necessita della presenza di HBV, la sua diffusione geografica riflette quella dell’HBV e, pertanto, sta cambiando grazie all’incremento della vaccinazione contro l'epatite B che riducendo il serbatoio di persone HBsAg positive, rappresenta la strategia più efficiente per controllare le infezioni da epatite Delta (HDV).


L’epatite Delta è stata riconosciuta come malattia rara sia dall’Agenzia Europea per i Medicinali (EMA) che dalla Food and Drug Administration (FDA), ovvero si stima che la prevalenza sia al di sotto dello 0,05 per cento della popolazione (non più di 1 caso ogni 2000 persone).


Il numero globale di pazienti infetti da HDV rimane in ogni caso indefinito, con molte differenze nei dati epidemiologici riportati in letteratura, spesso a causa di indagini su portatori di HBsAg asintomatici a basso rischio di HDV.  

La prevalenza di anti-HDV aumenta, infatti, parallelamente alla gravità della malattia epatica con una probabilità di trovare l'anticorpo per HDV più bassa nelle forme asintomatiche/minori di HBV e più alta nei pazienti con malattia grave.

Inoltre, i test di screening per le indagini epidemiologiche hanno una sensibilità non ottimale, elemento cui va aggiunto il fatto che l’anticorpo contro HDV è un marker di esposizione al virus e non di un’infezione in corso.

La conferma di un’infezione attiva si basa nel rilevamento dell’HDV RNA nel siero, test che però spesso non è disponibile o non è standardizzato e soprattutto è fuori portata per molti paesi dell'Asia e dell'Africa.


Infezione da HDV a livello globale


La distribuzione geografica dell'infezione da HDV è eterogenea con una prevalenza maggiore in Mongolia, Repubblica di Moldova, Romania42-44, Paesi dell'Africa occidentale e centrale[45].

Ad oggi esistono otto genotipi HDV conosciuti, che sono differentemente diffusi in tutto il mondo4,46.

Il genotipo 1 dell'HDV ha una distribuzione globale ed è il virus predominante in Nord America, Europa, Australia e Medio Oriente46.

Il genotipo 2 è stato identificato prevalentemente in Asia, Sud-Est asiatico e Russia, il genotipo 3 in Sud America e il genotipo 4 in Giappone e Taiwan.

Infine, i genotipi 5-8 sono stati trovati prevalentemente in Africa47.

Oltre alle diverse distribuzioni geografiche, i genotipi dell' HDV differiscono nella prognosi, nelle manifestazioni cliniche e nella progressione della malattia, il che significa che le complicazioni e la mortalità legate all' HDV sembrano essere legate anche al genotipo33,48-50.




Di Mario Rizzetto, University of Torino, Italy - v:WikiJournal_Preprints/Epidemiology_of_the_Hepatitis_D_Virus Mario Rizzetto, licensed CC-BY, CC BY 4.0

Diversi gruppi di popolazione, quali gli utilizzatori di droghe per via iniettiva, i pazienti emodializzati, gli omosessuali maschi, i sex workers, i pazienti con infezioni da HCV e HIV, mostrano una maggiore prevalenza di anti-HDV. Il consumo di droghe, in particolare se per via endovenosa, rappresenta il fattore di rischio più̀ importante per la trasmissione del virus dell’epatite D e gli utilizzatori di sostanze per via endovenosa (IVDU) sono il gruppo a più alto rischio di contrarre la patologia51. Tuttavia, lo scenario HDV sta cambiando anche in questi ultimi in Europa, per effetto della vaccinazione per HBV e il successo dei programmi per la riduzione del danno.


L’infezione Delta in Italia

Così come a livello mondiale, anche in Italia negli anni ‘80 l’infezione da HDV era endemica con un picco del 40% tra i pazienti con cirrosi12 e la sua epidemiologia è cambiata significativamente negli anni. Grazie all’introduzione della L.165 del 27/05/199153 che ha imposto l’obbligo della vaccinazione antiepatite B a tutti i nati a partire dal 1979, si è registrata una significativa diminuzione dell’incidenza dei casi. È bene, tuttavia, sottolineare come il vaccino protegga contro l'infezione de-novo di entrambi i virus, ma non contro la superinfezione con il virus dell'epatite Delta nei portatori cronici di HBV54.

Attualmente in Italia, le generazioni tra 0 e 40 anni, grazie alla vaccinazione, sono protette dall'HBV e pertanto anche dall'HDV.



È possibile individuare due gruppi ad epidemiologia nettamente diversa in Italia:



  • popolazione italiana con una prevalenza di infezione attiva da HDV diminuita nel tempo dal 24% negli anni ‘90 a circa 8% negli anni 2012-2015 (studio Master), costituita da pazienti anziani con fibrosi epatica avanzata che rappresentano la fase terminale della storia naturale dell'HDV.

  • Una generazione più giovane di immigrati provenienti da paesi endemici che costituiscono la maggior parte delle infezioni più recenti37 spesso con malattie epatiche attive e cirrosi, con valori di prevalenza che variano tra l’11 e il 26%55.


Le informazioni fornite sono state elaborate ed integrate, a partire da un documento di consenso sull’epatite Delta, "EPATITE DELTA Fotografia della patologia e presa in carico dei pazienti" sviluppato da un gruppo di esperti clinici, ed adattate per una più ampia diffusione e comprensione di tutti gli interessati.



Documento scaricabile online qui 

 https://www.pharmastar.it/binary_files/focus_on/Focus_on___Epatite_delta_05_54702.pdf


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