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In chi soffre di malattia epatica il diabete di tipo 2 raddoppia il rischio di gravi complicanze

Cirrosi epatica e cancro del fegato vengono spesso identificati quando sono in uno stadio già avanzato e le persone con diabete di tipo 2 e una concomitante patologia del fegato hanno più del doppio delle probabilità di sviluppare una forma aggressiva della malattia, secondo i risultati di uno studio europeo pubblicato sulla rivista BMC Medicine.

La malattia non alcolica del fegato grasso (Nafld) è la causa più comune di malattie epatiche in tutto il mondo e riguarda fino a una persona su tre in Europa e negli Stati Uniti. Rappresenta uno spettro di disturbi che comprende la steatosi semplice, la steatoepatite non alcolica (Nash) e la fibrosi epatica. Sta crescendo il numero di individui che presentano complicanze dello stadio finale della Nash, in particolare cirrosi scompensata e carcinoma epatocellulare, e questa malattia sta rapidamente diventando l'indicazione più comune per il trapianto di fegato.

La Nafld è stata tradizionalmente considerata la semplice "manifestazione epatica" della sindrome metabolica. Tuttavia, sta diventando sempre più chiaro che il legame tra Nafld e diabete di tipo 2 sia più complesso: le due patologie condividono molteplici fattori di rischio cardiometabolico e percorsi fisiopatologici proinfiammatori e profibrotici.

Dal punto di vista epidemiologico sembra inoltre che esista una relazione bidirezionale tra i due disturbi e che la Nafld possa precedere e/o promuovere lo sviluppo del diabete di tipo 2. È peraltro noto che i pazienti con diabete di tipo 2 hanno un'alta prevalenza di Nafld (fino al 70-75%) e che sono a più alto rischio di sviluppare la steatoepatite non alcolica oltre ad avere un rischio da due a quattro volte maggiore di sviluppare gravi complicanze epatiche (cirrosi, insufficienza epatica e carcinoma epatocellulare).

Tuttavia la Nafld non progredisce in tutti i pazienti e per la maggior parte di essi si tratta di una condizione benigna, hanno scritto gli autori. Una sfida clinica chiave consiste nell’identificare la percentuale di pazienti ad alto rischio di sviluppare malattie epatiche in stadio avanzato, in modo che gli interventi, e tra essi le molte nuove terapie in fase di sviluppo, possano essere mirati ai soggetti che ne hanno più bisogno.

Uno studio che ha valutato 18 milioni di pazienti
Nei pazienti con Nafld/Nash, la più forte associazione con l’incidenza di complicanze epatiche è stata osservata in quanti avevano avuto in passato anche una diagnosi di diabete.

Un team di ricercatori, guidati dalla Queen Mary University di Londra e dall'Università di Glasgow e finanziati dall'Unione Europea e dal Medical Research Council, è arrivato a queste conclusioni dopo aver valutato le cartelle cliniche di 18 milioni di adulti residenti nel Regno Unito, Paesi Bassi, Spagna e Italia.

Stavano cercando casi di steatosi epatica non alcolica, che è la causa più comune di malattie del fegato a livello globale oltre che essere legata a un maggior rischi di sviluppare obesità e diabete di tipo 2.

La Nafld non viene sempre rilevata nelle sue fasi iniziali e così molte persone vengono diagnosticate in ritardo. Nelle prime fasi si tratta di una condizione benigna, ma una persona su sei sviluppa in seguito la Nash, uno stadio più aggressivo della malattia. La Nash può causare lesioni al fegato, cicatrici e cirrosi, oltre che insufficienza epatica e occasionalmente carcinoma epatico. Pertanto identificare in anticipo la Nafld assicura che le persone che poi sviluppano la steatoepatite non alcolica possano essere trattate precocemente per migliorarne gli esiti.

Esiti peggiori se il paziente è anche diabetico
I ricercatori hanno identificato i soggetti con Nafld e li hanno confrontati con 100 “controlli” che non avevano ricevuto una simile diagnosi, per analizzare in quanti di loro la malattia era evoluta in cirrosi epatica e cancro del fegato in un determinato intervallo di tempo.

Le cartelle di oltre 136mila persone con Nafld/Nash hanno evidenziato che coloro che oltre al disturbo epatico soffrivano anche di diabete di tipo 2, avevano più del doppio delle probabilità di sviluppare una malattia epatica aggressiva.

Secondo i risultati, le persone con Nafld/Nash che hanno sviluppato una malattia epatica pericolosa per la vita lo hanno fatto in media 3,3 anni dopo la diagnosi, un dato che, hanno spiegato gli autori, potrebbe essere legato tanto a una diagnosi tardiva quanto a una rapida progressione della malattia.

Il ricercatore principale, William Alazawi, ha dichiarato che «la popolazione, i medici e i politici devono essere consapevoli di questa malattia silenziosa ed è necessario che vengano messe in atto delle strategie per affrontarne le cause profonde, per evitare che la malattia progredisca in uno stadio potenzialmente letale».

«Le persone che vivono con il diabete di tipo 2» ha aggiunto «hanno un maggior rischio che la malattia epatica evolva in stadi più avanzati e potenzialmente letali. Per questo motivo dovremmo concentrare i nostri sforzi nell'educare e nel prevenire le malattie del fegato nei pazienti diabetici».

fonte: pharmastar.it

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