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Garante ribadisce : maggiore privacy nella sanita'

La necessita' di una maggiore privacy nella sanita' e' stata ricordata con alcuni provvedimenti del Garante per la privacy, intervenuto nel caso della diffusione dei dati sullo stato di salute di circa 4500 disabili, reperibili sul sito della regione Puglia e nel caso dell'ospedale siciliano del quale era stata denunciata la situazione di abbandono delle cartelle cliniche ed ha vietato indicare le condizioni di salute del beneficiario nella causale di un bonifico bancario.

Nel primo caso, il Garante ha vietato alla regione Puglia la diffusione dei dati sullo stato di salute di circa 4500 disabili, reperibili sul sito della regione con nomi e cognomi - immediatamente visibili in rete e associati alle diverse patologie - e codice fiscale, comune di residenza e data di nascita, visibili mediante la semplice trasposizione del documento da "pdf" in "word". Secondo il Garante, tale pubblicazione rappresenta una diffusione di dati illecita perché consente di far conoscere ad estranei informazioni sullo stato di salute arrecando agli interessati un grave pregiudizio. In attuazione del provvedimento la regione ha disposto la rimozione della pagina.

A seguito poi di segnalazioni sulla stampa del caso di una struttura sanitaria siciliana in ristrutturazione, in cui centinaia di cartelle cliniche e referti medici erano abbandonati tra i rifiuti, il Garante ha disposto una ispezione, operata dal Nucleo speciale della Guardia di finanza ed e' stata presentata denuncia alla magistratura per mancata adozione delle misure minime di sicurezza previste dal Codice della privacy. Tale violazione - rileva il Garante - configura tra l'altro un illecito penale sanzionabile con una ammenda da diecimila a cinquantamila euro o l'arresto fino a due anni.

Anche in altri due casi un forte richiamo dell'Autorità alle strutture ospedaliere ha assicurato l'adozione di una serie di interventi per offrire un servizio più rispettoso dei diritti e della dignità del malato. Nel primo episodio, una donna veniva interpellata dall'infermiera nella sala d'attesa e davanti a terzi, riguardo ad un dispositivo sanitario di cui era portatrice. La direzione sanitaria ha avviato un procedimento disciplinare nei confronti dell'infermiera che si è concluso con una misura di richiamo.

Nel secondo caso un genitore cui era giunto dall'ospedale pediatrico il referto medico del figlio inviato per posta in una busta chiusa ma con un timbro con il nome del reparto, il tipo di esame effettuato, nonché la patologia, si e' rivolto al Garante, che ha obbligato l'ospedale pediatrico a rivedere la procedura, prevedendo la consegna dei referti in busta chiusa senza alcuna indicazione esterna che permetta l'associazione tra malato e patologia.

Il garante ha infine anche vietato di indicare le condizioni di salute del beneficiario nella causale di un bonifico bancario, chiedendo di utilizzare mandati di pagamento in cui vi siano solo formule generiche o codici numerici. Due persone affette da epatite C aevano infatti lamentato una grave lesione della riservatezza poiché da alcuni mesi, sull'indennizzo bimestrale percepito in quanto vittime di trasfusioni di sangue infetto, compariva la dicitura "assegno vitalizio legge 210/92", che rappresenta un riferimento diretto a gravi patologie, quali le epatiti B e C oppure l'Hiv, considerate comunemente malattie ad alto rischio di contagio.

Ma le pubbliche amministrazioni, come stabilito dal Codice della privacy, possono utilizzare solo i dati sensibili indispensabili per le loro attività istituzionali che non possano essere adempiute attraverso l'uso di dati anonimi. Dopo l'intervento del Garante l'amministrazione ha comunicato di aver provveduto sostituendo il riferimento alla legge con una dicitura generica.

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