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Calcoli biliari: come prevenirli e quando trattarli. I consigli dei gastroenterologi

Le indicazioni degli specialisti dell’Associazione Italiana Gastroenterologi ed Endoscopisti Ospedalieri (AIGO) per chi soffre di calcoli biliari per affrontare l’estate senza peggiorare la propria condizione, con le accortezze da osservare a tavola. Una patologia diffusa in particolare fra le donne tra i 20 e i 50 anni


Roma, 26 giugno 2024 – I calcoli biliari sono un problema molto comune, soprattutto fra le donne. Nell’80% circa dei casi non danno sintomi, tuttavia, se iniziano a muoversi o rimangono bloccati nelle vie biliari, possono causare dolore o gravi complicanze. Una delle conseguenze più frequenti è la colica biliare, caratterizzata da un improvviso dolore in regione addominale superiore destra, con nausea e o vomito, associati o meno ad alterazione di alcuni parametri ematici..

“Una volta che i calcoli hanno causato sintomi è probabile che questi continuino a manifestarsi – esordisce il dott. Filippo Antonini, Consigliere Nazionale AIGO e Direttore dell’U.O. di Gastroenterologia ed Endoscopia Interventistica di Ascoli Piceno (AP), Marche – Se un calcolo rimane bloccato nelle vie biliari, possono verificarsi infiammazioni o infezioni locali (colangite) o del pancreas (pancreatite), e in questi casi il paziente può presentare anche ittero. Si tratta di situazioni che rendono spesso necessario un ricovero ospedaliero”.

I calcoli biliari (colelitiasi) sono sedimenti di bile induriti che si formano nella colecisti, o cistifellea, e nei dotti biliari nei pazienti che hanno un eccesso di uno dei componenti principali della bile.

Dott. Filippo Antonini

“Esistono due tipi di calcoli biliari – spiega il medico – i calcoli di colesterolo, più frequenti, di colore giallastro/verde, costituiti principalmente da colesterolo solidificato, e i calcoli pigmentati, costituiti da bilirubina, più piccoli e più scuri. Si possono avere calcoli in ogni tratto delle vie biliari e in numero e dimensioni molto variabili. Nella maggior parte dei casi si riscontrano nella colecisti, una “sacchetta” che raccoglie la bile prodotta dal fegato e poi la rilascia in maniera intelligente, in risposta all’assunzione di cibo. La bile viene poi trasportata nell’intestino attraverso le vie biliari, il cui ultimo tratto si chiama coledoco, dove contribuirà alla digestione degli alimenti, soprattutto dei grassi”.

Per ridurre il rischio complessivo derivante dalla formazione di calcoli biliari, è opportuno diminuire il livello di colesterolo nella dieta, evitare il sovrappeso ma anche un dimagrimento repentino che favorisce lo sviluppo di calcoli. Ma non solo: lunghi periodi di digiuno o una dieta eccessivamente carente di grassi riducono la motilità della colecisti favorendo il ristagno di bile con conseguente rischio di formazione di calcoli.

Esistono inoltre dei fattori di rischio specifici per i calcoli biliari. Le donne, più frequentemente colpite in età fra i 30 e i 50 anni, hanno tre volte di più la probabilità di svilupparli rispetto agli uomini che ne soffrono soprattutto dopo i 60

anni. Incidono poi anche la familiarità, le gravidanze, la dislipidemia, il diabete mellito e la terapia estrogenica.

Per la diagnosi si effettuano esami del sangue e test di immagine. “Spesso l’ecografia addominale evidenzia calcoli all’interno della colecisti – continua il dott. Antonini – ma se un calcolo fosse bloccato in un altro tratto dell’albero biliare, potrebbe essere necessario eseguire una particolare risonanza magnetica (colangio-risonanza magnetica) o un particolare esame endoscopico (ecoendoscopia). Il trattamento è necessario quando i calcoli causano un blocco nelle vie biliari che molto probabilmente tenderà a ripetersi nel tempo; in questi casi è indicata la rimozione chirurgica della colecisti, salvo in alcuni pazienti fragili dove si preferiscono trattamenti alternativi, come il drenaggio della colecisti, eseguito per via percutanea esterna dai radiologi interventisti o per via ecoendoscopica interna da gastroenterologi specializzati in queste procedure. Se i calcoli poi sono migrati dalla colecisti alle vie biliari, la colecistectomia non basta ed è necessario un intervento endoscopico per la loro rimozione (colangiopancreatografia retrograda endoscopica)”.

Dopo la rimozione chirurgica la situazione va generalmente a risolversi salvo in alcuni casi in cui si possono sviluppare reflusso gastrico di bile o episodi di diarrea, a causa della bile che scorre continuamente verso l’intestino. “In questi casi, i gastroenterologi suggeriscono farmaci che riducono questi sintomi, chiamati “farmaci sequestranti gli acidi biliari” o farmaci per ridurre il reflusso gastrico di bile. Purtroppo, anche dopo aver tolto la colecisti i calcoli, negli anni, possono riformarsi nelle vie biliari residue”.

L’estate, in molti casi, potrebbe essere un momento critico per chi ne soffre: vengono però in aiuto alcune raccomandazioni dall’AIGO, da osservare soprattutto a tavola, per non aggravare questa condizione. “L’aumento delle temperature estive ed il conseguente rischio di disidratazione – riferisce infatti Antonini – possono causare molti disturbi importanti, tra cui proprio un aumentato rischio di calcoli biliari. La disidratazione infatti può favorire la precipitazione del colesterolo che è in parte causa della formazione dei calcoli. Per questo motivo, è opportuno prediligere un’alimentazione con alimenti ricchi di acqua come frutta, verdure e ortaggi”.

Fonte: insalutenews.it


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